L’Abbazia di Corazzo a Carlopoli è certamente tra i luoghi più affascinanti ma meno conosciuti della nostra regione.
L’Abbazia di Corazzo (Carlopoli – CZ) (Mappa) è certamente tra i luoghi più affascinanti ma meno conosciuti della nostra regione. Si sa che qui divenne monaco Gioacchino da Fiore – il “Calavrese di spirito profetico dotato”, come lo avrebbe definito più tardi Dante – e che lo stesso divenne abate del monastero componendo tra le sue mura le sue opere più importanti.
L’abbazia, fondata con ogni probabilità nel 1157, passò subito dopo la fondazione all’osservanza cistercense e tale rimase fino al definitivo abbandono avvenuto con decreto napoleonico nel 1807.
Oggi a testimonianza di un passato ricco d’arte e di storia sono rimasti solo alcuni imponenti ruderi che tuttavia rischiano di raccontare poco ai visitatori.
La Rosa nel Bicchiere, proseguendo la sua azione di valorizzazione del territorio e delle sue risorse, non solo culinarie, ha deciso allora di far rivivere ai suoi ospiti la magia di questo vero e proprio luogo del cuore organizzando un’escursione il prossimo 14 ottobre guidata da Francesco Cuteri, archeologo medievista, che proprio a Corazzo ha effettuato una significativa campagna di scavi.
Francesco Cuteri è peraltro balzato proprio in questi giorni agli onori della cronaca per aver effettuato sul sito dell’antica Kaulon la sensazionale scoperta del più grande mosaico della Magna Grecia.
Sarà un’occasione imperdibile per riscoprire un pezzo della nostra storia e della nostra identità.
L’abbazia di Corazzo L’abbazia di Santa Maria di Corazzo è un’abbazia fondata dai benedettini nel XI secolo in prossimità del fiume Corace in Calabria, ricostruita successivamente dai cistercensi nel XII secolo, danneggiata una prima volta dal terremoto del 27 marzo 1638 e ancora dopo dal disastroso terremoto del 1783. Dopo questa data il monastero venne progressivamente abbandonato e spogliato delle opere artistiche che conteneva: le sue rovine sono visibili in località Castagna, una frazione di Carlopoli, ai confini con Soveria Mannelli.
Sebbene situata attualmente in una località della Provincia di Catanzaro (Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace), la storia dell’abbazia si è svolta per molti anni nella Calabria Citeriore, in quanto fino ai primi del XIX secolo il suo territorio apparteneva all’Università di Scigliano (Diocesi di Martirano). Dopo la sua fondazione ad opera dei benedettini neri nel XI secolo, l’Abbazia fu ricostruita dai cistercensi nel 1157, cioè a distanza di appena 16 anni dalla fondazione dell’Abbazia della Sambucina, di cui fu la filiale più importante. Primo abate cistercense fu il beato Colombano.
La storia di Santa Maria di Corazzo si incrocia con quella di Gioacchino da Fiore, che qui vestì l’abito monacale, divenendone subito dopo abate. Proprio qui a Corazzo Gioacchino da Fiore scrisse le sue opere principali, aiutato dagli scriba Nicola e Giovanni, quest’ultimo prese il suo posto quando andò lui via. Gioacchino, nonostante fosse l’abate del monastero stava per lunghi periodi lontano da esso a causa del suo impegno a scrivere testi di teologia, fin tanto che nel 1188 fu sollevato dal Papa dal guidare l’abbazia affiliando la stessa, con tutti i suoi uomini e beni, ai cistercensi di Fossanova.
L’abate Gioacchino si staccò, quindi, definitivamente da Corazzo trasferendosi prima in un porto di quiete chiamato Pietralata, per poi ascendere in Sila nella primavera del 1189 dove fondò San Giovanni in Fiore una nuova congregazione religiosa detta Congregazione Florense, approvata da Celestino III nel 1196.
Nel 1211, dopo la morte di Gioacchino, l’archicenobio florense avanzò diritti di proprietà sull’abbazia di Calabromaria in Altilia di Santa Severina, ma la vertenza venne risolta per l’intervento del pater abbas sambucinese Bernardo] e dell’imperatore Federico II, in favore dei florensi di San Giovanni in Fiore. Le acque del Corace servivano ad azionare, presso l’abbazia, un mulino e una gualchiera, quindi a fecondare il sottostante territorio agricolo.