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Moby Dick a Reggio Calabria
di Herman Melville
adattamento Micaela Miano
con Moni Ovadia, Giulio Corso
regia Guglielmo Ferro
Moby Dick è la storia di unâossessione epica che ha la fisionomia di una tragedia shakesperiana, tale è il senso drammatico dei suoi personaggi.
Moby Dick non è una balena, è una condanna, una maledizione che diventa sfida tra uomini.
Il Pequod è il vascello stregato che porta la ciurma verso la perdizione. Il doblone dâoro sullâalbero del Pequod e il patto di sangue dei marinai sono la chiamata mefistofelica verso gli abissi della non-conoscenza.
Achab è ossessionato dalla vendetta, è uomo empio che disconosce Dio, lâuomo dellâoltre e della violazione. Starbuck è il suo alter ego, voce della prudenza, della coscienza, testimone di una visione teocentrica che si scaglia contro la blasfemia dellâodio di Achab verso la balena bianca.
In questo Moby Dick diretto da Guglielmo Ferro, che vede in Moni Ovadia lo straordinario protagonista, la narrazione teatrale inizia sul Pequod, dove si consumerĂ la tragedia di tutti i personaggi â Queequeg, Pip, Ismaele, Lana caprina, Tashtego, Flask, Daggoo, Stubb, Fedallah â in un susseguirsi frenetico di tempeste, battute di caccia, avvistamenti, bonacce, canti, riti pagani e preghiere.
E se nella ricerca maniacale di Moby Dick è la follia a guidare il capitano Achab, è sul piano del conflitto umano contro Starbuck che Achab conosce lâorrore: la parte recondita della sua stessa coscienza.
La malattia di Achab è Moby Dick, ma Starbuck ne è la manifestazione clinica. Moby Dick gli fa male con la sua âassenzaâ lĂŹ dove Starbuck lo fa con la sua âpresenzaâ.
Un conflitto posto sullo stesso piano, uno specchio dove galleggia il peccato originale ⌠una balena bianca in un abisso nero. E poi lo specchio si crepa.
Non câè redenzione sul Pequod, solo una fitta nebbia.