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Riserva naturale Gallopane
La Riserva si trova nella Sila Grande, nella località omonima all’interno del Comune di Longobucco, poco distante dalla strada di Fossiata. Si tratta di una foresta prevalentemente vetusta, situata nel cuore dell’antica “Silva Brutia” dei romani, caratterizzata dalla presenza di esemplari di pino laricio di grandi dimensioni (diametro di 140 cm e altezza di 40 m, con età compresa tra i 180 e i 200 anni).
L’area si estende altimetricamente dai 1590 m s.l.m. nella parte nord fino ai 1224 m s.l.m. nella parte opposta, con un dislivello di 228 m nel bacino del torrente Cecita.
Dal punto di vista geologico, la Riserva poggia su un substrato di rocce granitiche che si erodono facilmente. Il clima è temperato, con estati fresche e relativamente asciutte, e abbondante disponibilità di acqua. La vegetazione, in gran parte vetusta, è dominata da una vasta pineta di pino laricio, che prevale su faggi e altre specie presenti.
Il Bosco di Gallopane è coperto per il 95% (circa 200 ettari) da popolamenti di pino laricio (Pinus laricio), con la presenza locale di faggio (Fagus sylvatica), cerro (Quercus cerris), e roverella (Quercus pubescens = Q. lanuginosa), soprattutto nelle quote più basse e nelle aree meglio esposte. Il pioppo tremolo (Populus tremula) cresce nelle zone che in passato sono state soggette a sfruttamento intensivo. Lungo i corsi d’acqua è presente l’ontano nero (Alnus glutinosa), mentre l’acero montano (Acer pseudoplatanus) è raro.
Vi sono anche radure, un tempo utilizzate per il pascolo. La pineta di pino laricio, di origine quasi esclusivamente naturale, è la tipologia boschiva predominante nel Bosco di Gallopane, occupando 170 ettari (95% dell’area protetta), racchiusa in un perimetro di 6 km. Solo piccole aree sono state oggetto di rimboschimento tra il 1960 e il 1970, con interventi di piantumazione o semina lungo le curve di livello, che hanno generalmente avuto successo, riducendo la presenza di radure.
La copertura del pino laricio favorisce un accumulo di lettiera non decomposta e riduce la crescita del sottobosco. Solo nelle aree dove la copertura arborea è interrotta si sviluppa una vegetazione erbacea, prevalentemente composta da graminacee, felci, rovi, con sporadiche piante di rosa canina e biancospino.
La rigenerazione naturale è limitata, anche a causa della mancanza di sfruttamento nelle ultime decadi. In alcune aree, la caduta accidentale di alberi, a causa di eventi meteorologici, ha favorito la crescita di piccoli gruppi di pino laricio e, più raramente, di faggio. La presenza di alberi secchi in piedi o caduti è rara, sebbene sia comune trovare rami secchi a terra.
La faggeta copre una superficie ridotta, circa 6 ettari (3,5% della Riserva), distribuita in piccole zone all’interno della pineta.
Nella Riserva si trovano anche formazioni di ontano nero, che seguono i corsi d’acqua. Questi alberi, in gran parte invecchiati rispetto alla longevità della specie, hanno una forma variabile da discreta a scadente, con gli esemplari più grandi che mostrano segni di senescenza.
I tronchi sono irregolari, con chiome verdi concentrate in alto e il fusto privo di rami secchi nella parte inferiore. Allontanandosi dai torrenti, l’ontano nero lascia spazio al pino laricio o, dove presente, al faggio.
Le radure occupano una superficie molto ridotta, circa 2 ettari (1% della Riserva), situate all’estremità nord-occidentale e nella parte centrale, in corrispondenza delle aree di displuvio. In queste zone, l’erosione ha ridotto lo spessore del suolo, limitando la crescita del bosco. Attualmente, queste aree sono ricoperte prevalentemente da vegetazione erbacea.